Nel 1959 il Brasile non era ancora quello della Ragazza d’Ipanema canzone simbolo della bossa nova e della gioventù in marcia, ma quella di Copacabana e dei suoi night club.
E lontano da Rio de Janeiro la città di San Paolo era la patria del modernismo pittorico e delle avanguardie letterarie.
Ma nello stato di San Paolo, nel comune di Pirassununga (il nome vuol dire pressappoco ‘pesci rumorosi’) esordiva un progetto a suo modo rivoluzionario. Un sogno al passo con i tempi del cambiamento: Guilherme Müller Filho fondava una compagnia per produrre e vendere la sua cachaça.

La storia di questo distillato comincia intorno al 1640, cent’anni dopo l’importazione della canna da zucchero da parte dei portoghesi. La cachaça infatti è un distillato del succo estratto dalla canna da zucchero, concentrato, fermentato e trattato entro le 48 ore successive alla raccolta.

Il successo della Cachaça 51 di Guilherme fu immediato e negli anni ’70 l’arrivo di una modernissima nuova linea d’imbottigliamento fece crescere esponenzialmente la distribuzione ben oltre lo stato di San Paolo.
Negli anni ’90 la Cachaça 51 cominciò a viaggiare per il mondo cominciando dal Giappone, che tanto amava la musica brasiliana quanto il suo distillato simbolo. Oggi è distribuita in più di sessanta paesi e la sua popolarità è legata anche al fatto di essere componente perfetta per le idee da mixare dei bartender.
Il cocktail più celebre a base di cachaça è altrettanto famoso, la caipirinha.